Da dove arrivano i nostri geni ?

La storia di Bondi il BantùOvvero la  più che veritiera storia di Bondi Bantù…

Riassumiamo, per produrre qualcosa di decente su questa faccenda è necessario chiarire alcuni aspetti, oltre a rileggersi il post sull’Eva mitocondriale (QUI) occorre comprendere un paio di cosette:

Ogni essere umano ha due genitori, quattro nonni, otto bisnonni e cosi via. Con ogni generazione il numero degli antenati raddoppia. Attribuendo ad una generazione la durata di 20 anni, 10 generazioni fa Beethoven presentava “Per Elisa” a Teresa Malfatti e iniziava a scrivere la Settima sinfonia, il natu­ralista tedesco Gottfried Reinhold Treviranus aveva appena inventato il termine «biologia» e l’esercito napoleonico scorrazzava per l’Europa. Nello stesso periodo ognuno di noi aveva 1024 bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bisnonni (la maggior parte di noi deve il proprio cognome proprio a una di queste persone). Così, ognuno di noi 20 generazioni fa aveva più di un milione di antenati (2 alla ventesima ovvero 1024×1024),  mentre all’inizio del xv secolo, 30 generazioni fa, ogni individuo aveva più di un miliardo (1024 x 1024 x 1024) di antenati.

Ma ciò è impossibile, nel 1400 sulla Terra non c’erano certo un miliardo di persone (si stima fossero circa 375 milioni). Il mistero è presto svelato, se si facesse un elenco dei nostri 1024 bis-bis-bis-bis- bis-bis-bis-bisnonni, molti nomi risulterebbero di­versi, tuttavia alcuni sarebbero invece uguali per il semplice fatto che indicherebbero la stessa persona. Questi individui contribui­scono alla nostra ascendenza attraverso più di una linea genealogica. Pensiamo ad esempio al fatto che i figli di cugini che si sono sposati hanno soltanto 6 bisnonni e non 8 perché una coppia di bisnonni è la stessa per entrambi. Il fenomeno diventa più frequente spostandosi a ritroso nel tempo di generazione in generazione. I matrimoni fra cugini di primo grado sono abbastanza rari, quelli tra cugini di secondo grado sono però più comuni (i figli che na­scono da tali matrimoni hanno soltanto 14 trisavoli e non 16) e i matri­moni tra cugini di terzo grado (dove facilmente si ignora il fatto di essere cugini) sono ancora più frequenti. Più è ampio il numero delle generazioni che si considerano, maggiore è la possibilità che due persone sposate siano parenti alla lontana. Le simu­lazioni effettuate indicano comunque che in poche generazioni il numero degli antenati diventa estremamente grande, anche se si tiene conto dell’influenza dei matrimoni fra cugini, 40 generazioni fa, ovvero 800 anni fa, ognuno di noi aveva diversi milioni di antenati A questo punto il numero dei nostri antenati raggiunge una soglia critica diventando maggiore del numero complessivo degli abitanti presenti in quel momento sul pianeta.

Nel 1200, ad esempio, Europa e Africa avevano ciascuna 50 milioni di abitanti circa, mentre la popolazione dell’Asia compren­deva circa 250 milioni di persone. In altri termini tra i nostri antenati di 800 anni fa era probabilmente inclusa la maggior parte della popola­zione adulta delle regioni del mondo in cui vivevano.  (Joseph Chang, studioso di statistica presso la Yale University, ha re­centemente illustrato come tutta la popolazione mondiale risalente a 800 anni fa possa essere suddivisa in due sole categorie. Ogni individuo in­fatti era o il diretto antenato di tutte le persone che vivono oggi in quel­la stessa parte del mondo (circa l’8o% degli individui rientra in questa categoria) oppure il rappresentante di una linea genealogica estinta, che non risulta cioè essere l’antenato di alcun individuo attualmente viven­te).

Consideriamo ora le conseguenze delle migrazioni umane, ipotiz­ziamo che 800 anni fa uno dei nostri milioni di antenati fosse appena giunto come immigrato in una data parte del mondo. Supponiamo ad esempio che un emissario di uno stato africano ab­bia sposato una donna europea della corte di Carlo V e ne abbia avuto figli: oggi tutti gli europei risulterebbero discendenti di quell’africano (e, s’in­tende, di vari altri africani sposati con europei e che avessero avuto fi­gli nel Medioevo). Tutti gli africani di oggi discendono, analogamente, dai commercianti cinesi che sono giunti in Africa agli inizi del 1400 e senza dubbio hanno avuto figli. In sostanza quando una persona entra, con il matrimonio, in una famiglia, è come se sposasse l’intera famiglia. Ne consegue che se 800 anni fa fra i nostri numerosissimi antenati c’era anche un solo europeo, africano o asiati­co, 1600 anni fa tra i nostri antenati doveva per forza essere compresa la maggior parte della popolazione adulta dei tre continenti.

(Questi sono i concetti che devono stare alla base del racconto di BONDI il BANTU’! link

La crescita esponenziale del numero dei nostri antenati andando indietro nel tem­po ci lega infatti al passato. Se un personaggio storico vissuto oltre 1600 anni fa ha avuto figli che, a loro volta, ne hanno avuti, si può davvero affermare che, quasi certamente, è uno dei nostri ante­nati. Ciascun essere umano nel mondo è oggi probabilmente un discendente di Nefertiti (attraverso una delle sue 6 figlie), di Confucio (2 figli) e di Giulio Cesare (tramite i suoi figli illegittimi, ma non attraverso la figlia Giulia, morta di parto).  Va comunque ricordato che se 800 anni fa gli antenati di un individuo erano per lo più europei e, soltanto in pochi casi, africani, la maggior parte del dna di questa persona deve derivare dagli antenati europei vissuti a quel tempo. La porzione di dna che ognuno riceve da uno dei propri 220 antenati di venti generazioni fa è minuscola, ed è possibile che da molte di quelle persone non derivi alcuna parte del nostro dna, considerando il rimescolamento dei cromosomi che si verifica a ogni generazione. Il punto essenziale comunque non cambia, il dna che abbiamo nelle nostre cellule è l’insieme di frammenti e porzioni delle molecole di dna presenti nelle cellule nelle persone vissute uno o due millenni fa. Il nostro dna è un mosaico formato dai pezzi del dna dei nostri innumerevoli antenati.

La maggior parte degli europei ha certamente ricevuto il proprio dna mitocondriale da una manciata di donne vissute in passato (queste antenate mitocondriali sono state indicate come le «Sette figlie di Eva»); gli europei di oggi devono però il DNA dei propri cromosomi, diversamente da quello mitocondriale, a migliaia di altri europei, africani e asiatici preistorici coevi delle antenate mitocondriali. Allo stesso modo i mitocondri di chiunque viva oggi sul pianeta derivano dalla Eva mitocondriale, ma il dna dei nostri cromosomi è dovuto a migliaia di persone vissute nello stesso tempo in cui essa viveva. Le radici dei no­stri alberi genealogici si dipartono da molti di questi uomini anatomicamente moderni e non da uno solo.

Tenendo dunque conto della nostra intricata storia genetica, che cosa significa appartenere a un particolare gruppo umano? Apparteniamo ad una specie troppo giovane che si è incrociata con troppo entusiasmo perché si formassero gruppi con differenze genetiche sostanziali. I genetisti non hanno mai individuato una mutazione che sia presente per il 100% in una data «razza» o gruppo etnico e che sia per il 100% assente in un altro e, considerando la nostra storia genetica, non la troveranno mai. In termi­ni di dna tutti gli esseri umani formano insiemi che si sovrappongono.

Nel XVIII secolo il botanico svedese Linneo padre della sistematica, assegnò alla specie umana il nome formale Homo sapiens suddividendola in quattro sotto categorie: i rossi americani, i gialli asiatici, i neri africani e i bianchi europei. Linneo ha descritto Homo sapiens americanus come “irritabile, ostinato, facilmente appagato, libero”. Homo sapiens asiaticus era invece “duro, arrogante, avido”, Homo sapiens afer era “scaltro, pigro, sciocco”, mentre Homo sapiens europaeus era, naturalmente, “attivo, molto intelligente, inventivo”.  Il retaggio culturale di questa rozza divisione è tutt’oggi ancora presente nel linguaggio e nella mente di moltissimi (troppi) individui. A livello scientifico negli ultimi decenni, i tentativi degli studiosi di suddividere gli esseri umani in razze distinte si sono praticamente esauriti. Tutti i gruppi si fondono uno con l’altro, lo sforzo di definire le razze umane si rivelò per quello che era: un maldestro tentativo di usare metodi scientifici per giustificare l’ingiustificabile.

Un’ultima cosina, Carl Nilsson Linnaeus, divenuto Carl von Linné in seguito all’acquisizione di un titolo nobiliare e noto ai più semplicemente come Linneo (dalla forma latinizzata del nome Carolus Linnaeus), è stato ed è un bellissimo e grandissimo uomo, come tutti ha avuto qualche battuta a vuoto (o punto nero) e possiede alcuni scheletri nell’armadio.